Differenza tra gradi e diottrie

Si fa presto a dire “ci vedo bene” o “ci vedo male”, ma se uno ci vede male quanto male ci vede? Come misurarlo? Gradi, diottrie? Già, che differenza c’è tra gradi e diottrie? Parecchia,...

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Si fa presto a dire “ci vedo bene” o “ci vedo male”, ma se uno ci vede male quanto male ci vede? Come misurarlo? Gradi, diottrie?

Già, che differenza c’è tra gradi e diottrie? Parecchia, perché sono misure non conciliabili tra di loro.

Facciamo un po’ di chiarezza e “vediamo” quali sono le differenza tra gradi e diottrie!

Per diottria si intende il potere di una lente.

Si tratta di una misura che, fondamentalmente, ci dice quanto sono potenti (o forti) i nostri occhiali. Succede, a volte, di leggere alcuni bandi di concorso (specie quelli per entrare nell’esercito o nelle forze dell’ordine) che richiedono una correzione che non sia maggiore delle tre diottrie.

Per capire se si può prendere o meno parte a quel concorso bisognerà andare a guardare cosa c’era scritto nell’ultima prescrizione scritta dall’oculista in seguito alla visita medica. Il dottore infatti indica sempre il numero di diottrie di cui il paziente ha bisogno nei propri occhiali.

Le diottrie sono cumulabili tra loro. Essendo una misura standard, si possono “accumulare” diottrie per vari disturbi: una persona potrà avere due diottrie di miopia e tre di astigmatismo.

Da qui la definizione, che pure si trova nei bandi, di “diottrie complessive”: nel caso soprastante cinque.

Veniamo ora ai gradi, in modo che risulti facile capire la differenza tra gradi e diottrie.

Si parla di gradi quando si ha a che fare con l’astigmatismo.

E per correggere l’astigmatismo non si usano lenti sferiche come per la miopia bensì lenti cilindriche.

E questo tipo di lenti deve essere montato su un occhiale rispettando un determinato orientamento, chiamato asse. Se è posizionata in modo verticale l’asse si trova a 90° mentre se è in orizzontale logicamente è a 180°.

L’arcano dunque è facilmente svelato: i gradi sono l’inclinazione della lente, e sono anch’essi, quando serve, indicati sulla prescrizione medica. Come si vede la differenza tra gradi e diottrie è piuttosto evidente.

Per completare il quadro occorre dire che altro mondo ancora sono i decimi, il sistema con il quale si esprime la capacità visiva di un occhio che sfrutta per la misurazione una particolare tabella denominata ottotipo, il tradizionale tabellone retroilluminato con le lettere che il medico indica e che il paziente è chiamato a riconoscere.

Con i decimi si indicano il numero di righe dell’ottotipo che si è in grado di leggere.

Convenzionalmente, la visione di un occhio normale è fissata in dieci decimi anche se si può arrivare a leggere oltre. Quando l’acutezza visiva viene misurata senza l’ausilio di lenti si parla di visus naturale, in caso contrario si parla di visus corretto. Spiegato questo risolta chiaro che i decimi non c’entrano nulla con il potere diottrico delle lenti correttive. Infatti, per esempio, un soggetto con una miopia di 0,50 diottrie può avere un visus naturale di sei decimi, mentre un ipermetrope di tre diottrie può avere un visus di naturale di undici o dodici decimi.

Quindi, in estrema sintesi: con i decimi si fa riferimento alle capacità visive di un soggetto, con le diottrie si indica la correzione necessaria affinché un soggetto raggiunga la miglior visione possibile.

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